Il 27 ottobre: la notte in cui tornano le anime dei nostri animali

Pubblicato il 26 ottobre 2025 alle ore 15:26

Ci sono date che non appartengono al calendario, ma al cuore.
Il 27 ottobre è una di queste.
Si dice che, in questa notte, le anime dei nostri animali tornino a farci visita. Tornano leggeri, come una carezza d’aria, un fruscio che conosciamo, un respiro che non abbiamo dimenticato.

È una credenza che nasce lontano, in Messico, dove la Noche de los Espíritus Animales precede il Día de los Muertos: un tempo in cui si crede che il confine tra i mondi si assottigli, permettendo agli spiriti di ritrovare la strada di casa.
Il 27 ottobre, dicono, è dedicato proprio a loro: agli animali che hanno condiviso la nostra vita e che, anche oltre il tempo, continuano a camminare accanto a noi.

 

Un legame che non conosce distanza

Chi ha amato un animale sa che il legame non si spezza con l’ultimo respiro.
C’è qualcosa che resta: un’energia silenziosa che ci accompagna nei gesti di ogni giorno — quando prepariamo il cibo, quando apriamo la porta, quando istintivamente allunghiamo la mano nel vuoto, come se potessimo ancora sfiorarli.

In questa notte, più che mai, quella presenza sembra farsi viva.
Non come un’ombra malinconica, ma come una memoria che scalda.
Forse li sentiamo passare vicino, forse un ricordo improvviso ci attraversa, forse sogniamo di loro.
O forse, semplicemente, il cuore si apre e riconosce che l’amore non ha confini.

 

Ritrovare il silenzio, accendere la memoria

Celebrare il 27 ottobre non significa fare un rito, ma ritrovare un momento di contatto.
Puoi accendere una candela, mettere accanto una ciotola, una foto, un gioco.
Puoi parlare a quell’anima come faresti con un vecchio amico: raccontargli com’è cambiata la tua vita, cosa hai imparato, quanto ancora ti manca, ma anche quanto ti fa bene sapere che, in qualche modo, è ancora con te.

Il gesto più semplice, in questa notte, è ascoltare.
Perché non sempre il ritorno si manifesta nel visibile: a volte è un ricordo che ti attraversa la pelle, una sensazione di calma improvvisa, una presenza che non si spiega ma si sente.

 

Perché gli animali tornano

Secondo le antiche tradizioni mesoamericane, ogni essere vivente ha un’anima legata alla terra e una al cielo. Gli animali, si dice, sono i nostri “tonal”, spiriti guida che condividono con noi il cammino e che, quando lasciano il mondo fisico, continuano a vegliare sulle nostre vite.
Tornano, una volta l’anno, per ricordarci che la relazione non finisce: si trasforma.

E per chi ha vissuto accanto a un cane, un gatto, un cavallo o qualsiasi altro compagno di vita, questa è una verità che non ha bisogno di prove.
Loro non se ne vanno mai del tutto. Restano nei gesti, negli occhi di chi li ha amati, nei silenzi che hanno colmato.

 

Un invito al ricordo

Il 27 ottobre non è una data per piangere, ma per ringraziare.
Per dire “grazie” a chi ci ha insegnato la presenza, la fiducia, la semplicità del momento.
Per riconoscere che ogni incontro lascia una traccia e che l’amore che abbiamo donato continua a vivere, anche quando non lo vediamo più.

Puoi lasciare una luce accesa, una ciotola d’acqua, un pensiero sussurrato.
Puoi semplicemente fermarti, respirare e dire:
“So che sei qui, e so che mi senti.”

 

Oltre il confine del visibile

Forse la notte del 27 ottobre non è un evento da “credere” o “non credere”.
È un linguaggio del cuore.
Un modo per dare forma a ciò che sentiamo, per ricordarci che ogni legame autentico continua a vibrare anche quando sembra dissolversi.

Gli animali che abbiamo amato non tornano per farsi vedere: tornano per farci sentire.
E nel silenzio di questa notte, se chiudi gli occhi e lasci che la mente taccia, potresti percepire quella coda che si muove, quel respiro che ti conosce, quel battito che — da sempre — è in sintonia col tuo.

 

Stefania - La tana delle emozioni

Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.